Giovedì 24 maggio 2018
La nuova industria delle costruzioni pone con forza il tema del ruolo del progettista. Architetti e ingegneri sono destinati a perdere centralità o invece si apre una stagione di nuove opportunità? Ezio Micelli, presidente del Comitato Scientifico di REbuild, ne parlerà con l'architetto Alfonso Femia.
Ecco alcune riflessioni dell'architetto Alfonso Femia che anticipano il suo intervento.
“I processi che regolano, sviluppano, ricercano, dialogano nella costruzione del futuro, anno dopo anno presentano complessità e articolazioni che sempre di più allontanano il percorso lineare che dovrebbe seguire il progetto dalla sua genesi sino al suo sviluppo e alla sua realizzazione.
Cambiando il processo che regola la dimensione finanziaria di un progetto e/o il controllo dei costi, le responsabilità assicurative che conseguono ad un progetto, stanno portando, senza riflessione o ragionamenti specifici sull’intera filiera del progetto, a semplificare la questione ipotizzando che il progettista sia utile e importante nella fase iniziale e molto meno nella fase di sviluppo e realizzazione.
Su questo aspetto occorre riflettere molto bene perché vi sono alcune volte cause che dipendono anche da un approccio non all’altezza delle complessità dei temi da parte dei progettisti, dall’altra una volontà di controllo dello sviluppo del progetto teso solo a controllo dei costi e/o delle scelte che non devono comportare nel tempo costi di gestione e/o manutenzione.
Se l’obiettivo del controllo costi e di un progetto che nel tempo sia virtuoso e qualitativo è ovviamente condivisibile in toto da parte del progettista, l’unica figura che può garantire l’equilibrio tra estetica, tecnologia, sostenibilità e gestione nel tempo non può che essere lo stesso progettista. Nessun altro ricercherebbe quell’equilibrio ma farebbe sempre pendere la bilancia sul lato dei “non problemi”, “non tempo”, “non ricerca”, ovvero una visione parziale e non di insieme.
Credo pertanto che tutto ciò porterà a far perdere centralità al progetto che difficilmente avrà la medesima cabina di regia in tutti i suoi passaggi di crescita sino alla costruzione, ipotizzando che il progetto non sia dialogo, ricerca, messa a punto, confronto, conoscenza, esplorazione, evoluzione, responsabilità.
In una condizione in cui il livello del confronto sia alto e preparato tra i vari ruoli dentro una coscienza di filiera del pensiero e del fare, ovvero dove sia possibile il confronto sul progetto e il rispetto del progetto come fine principale, il percorso cosi come si sta delineando potrebbe essere anche accettabile ma ritengo che solo il “progettista” responsabile e preparato possa essere l’unica figura che deve assolutamente accompagnare il progetto sino alla sua realizzazione.
In questo momento apparentemente confuso e frammentato i progettisti dovrebbero far comprendere il valore importante e significativo del proprio ruolo per riaffermare la centralità del progetto, pertanto seppur complesso e difficile è il momento opportuno per confrontarsi in maniera responsabile e condividere una idea di futuro che si fonda sulla bellezza e la sua sostenibilità”.