Giovedì 21 novembre 2019

IL CO-LIVING 2.0 SARA’ IL PROSSIMO CONCETTO NEL SETTORE IMMOBILIARE RESIDENZIALE





Sempre più spesso i residenti delle aree urbane sono alla ricerca di luoghi che offrano un senso di comunità, oltre a fornire un'ottima sistemazione abitativa. Una necessità frutto del crescente senso di isolamento personale, in un mondo sempre più connesso a livello globale, come evidenziato dall'accresciuta attenzione ai problemi di salute mentale. È stato questo desiderio di un “senso di comunità” - insieme ai livelli crescenti del costo della vita nelle città - che ha generato la prima ondata di concetti di coabitazione.

Il “Co-living 1.0” cerca di colmare il vuoto sociale per fuorisede e laureati universitari, con microspazi, cucine condivise e grandi aree comuni. Questa soluzione funziona bene anche per i telelavoratori in cerca di alloggi temporanei a breve termine, o per sistemazioni temporanee per motivi di lavoro. Pur affrontando un bisogno reale, il co-living 1.0 è rimasto un prodotto di nicchia.

Nuove proposte di coabitazione sono comparse sul mercato di recente, prendendo come target una popolazione demografica leggermente più anziana, che desidera un forte senso di comunità e un'offerta curata, ma vuole anche molto più spazio abitativo di quello offerto dai prodotti di ‘micro-living.’ Persone che apprezzano la propria privacy, e si preoccupano di ciò che stanno condividendo e con chi. Si tratta del “Co-living 2.0”, che potrebbe diventare il prossimo elemento disruptive nel settore immobiliare residenziale. 

Anil Khera, Fondatore e CEO di Node, è un pioniere del co-living 2.0, e la sua società globale punta a creare comunità di appartamenti urbani in affitto in capitali creative in tutto il mondo. Il modello di co-living di Node offre appartamenti compatti, progettati in modo efficiente e dotati di cucina privata e aree soggiorno. L’interior design è personalizzato per essere unico per ogni unità – per questo Node collabora anche con artisti locali per creare opere d'arte per le singole unità - e i vicini sono gruppi di colleghi creativi e raffinati.

Come dice lo stesso Khera: "Poche persone vogliono spendere più di $/€ 1.000 al mese per vivere in 9 o 10 metri quadrati e condividere una cucina con altre 10 persone. Deve esserci un modello di convivenza che unisce la vita comunitaria e l'economia di condivisione, con spazi privati più ampi, sufficienti per una vita indipendente sostenibile.”

Il mercato target di Node è più maturo e più ricco di quello dei modelli “Co-living 1.0”. I residenti sono in genere tra i 25 e 35 anni, single o sposati ma senza figli, e ogni individuo guadagna in media $70.000 all'anno. C'è una forte demografia femminile negli edifici di Node, e i residenti tendono ad essersi appena trasferiti nella nuova città di residenza, cercando quindi un posto che “sembra una casa”, inclusivo ma che promuova anche un senso di sicurezza.

Il CEO di Node ritiene che questo nuovo formato potrebbe colmare il divario tra co-living e multifamily, creando un segmento di mercato completamente nuovo che attrarrà come potenziali clienti creativi, imprenditori, liberi professionisti e “cittadini globali”. “Queste persone  - sottolinea - possono avere tre città che loro chiamano ‘casa’ per i prossimi cinque-dieci anni e andranno avanti e indietro per soggiorni di 1-3 anni e soluzioni a breve termine. Al momento non esiste una modalità per creare continuità in termini di comunità per queste persone, il che può portare a sentimenti di solitudine e isolamento.”

La visione di Node è quella di creare una rete di edifici veramente globale, che permetta ai residenti di “tenere un piede” nelle comunità in cui non vivono più o che non vivono ancora. Queste persone avranno la loro residenza principale ma potranno beneficiare di soggiorni brevi negli edifici di Node nei luoghi in cui viaggiano: "Mentre le persone si muovono a livello globale, c'è una crescente necessità e desiderio di una comunità globale. Riavviare la vita della comunità ogni volta che ci si muove è altamente dirompente e quindi l'ascesa di una comunità globale può aiutare ad affrontare i problemi di solitudine e isolamento per le persone abituati a muoversi su scala globale”.

Al centro di questa offerta c'è "Node connect"- una piattaforma per connettersi con una comunità più ampia, compresi i non residenti. La lounge dei residenti raddoppia per eventi e aree pop-up di coworking. Node punta anche a lanciare un'app per i suoi residenti globali, la prima del suo genere, che comprenderà tutto, dal controllo dell'accesso alle consegne, dal processo di richiesta del residente, alla manutenzione, ai pagamenti, nonché alla gestione dei gruppi di messaggistica interni a più livelli (globale o locale), con l’obiettivo di costruire una comunità reale attraverso l’uso della tecnologia.

Solo il tempo ci dirà se il Co-living 2.0 sarà un tentativo di nicchia o l'inizio di un cambiamento sostanziale del mercato e del concetto di città e comunità sociale. L’impressione è che potrebbe davvero trattarsi del secondo caso.

reference: https://www.forbes.com/sites/angelicakrystledonati/2019/03/22/is-co-living-2-0-the-next-big-thing-in-residential-real-estate/#7be61155150a

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REAL ESTATE

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