Giovedì 3 maggio 2018
2018 è anno importante in cui Europa ed Italia dovranno prendere importanti decisioni riguardo a clima ed emissioni. Cosa si aspetta? Ne abbiamo parlato con Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club. “Quest’anno si arriverà ad un accordo tra le posizioni del Parlamento europeo favorevole ad un innalzamento degli obiettivi delle rinnovabili e dell’efficienza al 2030 al 35% e quelle più caute di una parte dei paesi membri (fra cui l’Italia) e della stessa Commissione UE. Alla fine, nel processo di conciliazione, penso che si arriverà ad un target del 30 o 31% per entrambi i settori (il che implica che circa il 60% della generazione elettrica verrà dalle rinnovabili). L’Italia dovrà poi predisporre il programma clima ed energia 2030-2050 con una riflessione che toccherà tutti i settori dell’economia, tenendo conto di questi riferimenti e più in generale degli obiettivi di Parigi”.
La decarbonizzazione diventerà tema chiave per l'edilizia. Quale ruolo potrà e dovrà giocare questo settore?
“Il raggiungimento degli obiettivi climatici implica un’attenzione molto maggiore al settore dei trasporti e a quello dell’edilizia. Su quest’ultima, in particolare, bisognerà ragionare sull’introduzione di nuovi approcci finanziari e su modelli di intervento innovativi che consentano di fare un salto di qualità delle strategie indirizzate ad una riqualificazione energetica spinta del patrimonio edilizio”.
Quali possibilità di sviluppo, crescita e competizione nazionale ed internazionale possono avere le aziende del settore puntando su un’edilizia low carbon?
“La decarbonizzazione vedrà un forte coinvolgimento di compagnie del settore digitale, oltre a quelle tradizionalmente impegnate sul versante della componentistica e dell’isolamento termico.
Non appena le regole lo consentiranno, vedremo espandersi velocemente le Energy Communities, con scambi di energia tra le varie utenze, sistemi di stoccaggio e impianti fotovoltaici.
E le utilities potranno ricavarsi uno spazio importante in questo nuovo contesto”.
La Green Economy fa bene anche all’occupazione?
“Come ci ricordano le analisi di Symbola, sono 355.000 le aziende italiane, ossia il 27,1% del totale, dell’industria e dei servizi che dal 2011 hanno investito in tecnologie green per ridurre l’impatto ambientale, risparmiare energia e contenere le emissioni di CO2.
Considerati gli obiettivi climatici in via di definizione a livello europeo e italiano questo numero non potrà che crescere”.
L’Italia passando da un modello di sviluppo lineare a uno circolare può essere un punto di riferimento per l’Europa? Anche alla luce dell'esistenza di filiere innovative nel settore della bioeconomia.
“Certo, l’Italia presenta delle eccellenze sul fronte del riciclo dei rifiuti, sulla chimica verde e in alcuni aspetti della normativa (pensiamo ai sacchetti di plastica). La spinta che verrà dalla recente approvazione europea del pacchetto sull’Economia Circolare non potrà che accelerare il dinamismo dei settori più avanzati e stimolare quelli, la maggioranza, che sono ancora in ritardo”.